Garante Privacy contro Pampers. Violata la raccolta dati

di Daniele Pace Commenta


 Il Garante della Privacy ha formalmente richiamato la Pampers, per la sua raccolta punti, che ha fatto incetta di informazioni non necessarie. Si tratta della raccolta punti per il risparmio sui pannolini, che fu segnalata da una mamma nell’agosto del 2017, perché chiedeva informazioni eccessive rispetto alla campagna pubblicitaria in corso che attraverso i punti raccolti da parte degli utenti avrebbe dovuto far risparmiare le mamme. Ma il Garante ha ritenuto eccessivo chiedere il nome e il cognome dell’adulto, il suo indirizzo di posta elettronica, quello dell’abitazione, il numero del cellulare e il numero fisso di casa, il nome e cognome del bambino e anche la data di nascita del neonato, stavolta dietro il consenso dell’adulto, semplicemente per inviare gli auguri per il giorno del suo compleanno.

La condotta della Pampers

Per il Garante la richiesta, almeno inizialmente, è proporzionata, e l’azienda ha comunque cancellato i dati dopo 36 mesi.
L’intervento del Garante è invece sulla richiesta dell’azienda ad autorizzare l’uso dei dati “per promozioni, per inviare newsletter, fare analisi statistiche e sondaggi d’opinione”. Anche una seconda richiesta e sotto la lente del garante, che da il via alla condivisione dei dati per la vendita di prodotti Lines, Linidor, Tampax, Ace, Infasil.

Scorretta infine anche la pratica di mescolare i punti con le campagne promozionali.