Università: costi ancora eccessivamente elevati

di Gianfilippo Verbani Commenta

Università: costi ancora eccessivamente elevati anche se rispetto all'anno scorso non ci sono stati aumenti consistenti


Si ricorre spesso ai prestiti finalizzati al sostegno della formazione dei giovani, collegati al loro percorso universitario e c’è chi non si spiega perchè fare tutti questi sforzi e indebitarsi quando l’università non è più garanzia di un posto di lavoro a tempo indeterminato. 

Al di là degli interrogativi etici e formativi, restano i costi degli atenei. Un’indagine di Federconsumatori dimostra che sono ancora troppo alti nonostante non si registrino aumenti rilevanti dall’anno scorso a quest’anno. Ecco uno stralcio del comunicato.

Prestiti fiduciari agli studenti universitari senza garanzie reali

L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha realizzato il 6° Rapporto Nazionale sui costi delle università italiane. Dai dati relativi all’a.a. 2015-2016 emerge che, mediamente, frequentare un ateneo italiano si spendono dai 530,93 Euro se si ha un reddito che rientra in I fascia ai 2246,50 Euro in V fascia.

I costi, rispetto al 2014, sono rimasti pressoché invariati. Nel dettaglio, hanno subito una leggera flessione per quanto riguarda la I, la II e la III fascia. Le tasse per le ultime due fasce di reddito, invece, sono lievemente aumentate, rispettivamente del +0,44% e del +2,42%.

Anche quest’anno le Università del Nord Italia risultano più costose rispetto alle altre: considerando i contributi previsti per la prima fascia gli importi medi nelle Università settentrionali risultano superiori del +16,79% rispetto a quelli in vigore nelle Università del Sud e del +15,47% rispetto alla media nazionale. L’ateneo più caro tra quelli considerati nell’indagine si conferma l’Università di Parma: le tasse previste registrano una leggerissima flessione rispetto al 2014 (pari al -0,35%), ma restano comunque le più elevate, con importi di 736,68 euro per le facoltà umanistiche e 852,5 euro per quelle scientifiche per la prima fascia di reddito. Seconda classificate l’Università di Milano, che prevede contributi minimi di 711 euro per le facoltà umanistiche e di 788 euro per le facoltà scientifiche.

A tale proposito è opportuno specificare che non tutti gli Atenei prevedono importi differenti per facoltà umanistiche e scientifiche: nelle Università che applicano questa distinzione, uno studente della Facoltà di Matematica, ad esempio, paga mediamente tra il 4,25% e il 6,06% in più rispetto ad un suo collega di Lettere e Filosofia, a seconda della fascia di reddito di appartenenza.

L’elemento che emerge con maggiore prepotenza, anche quest’anno, è l’impegno e l’onerosità dei costi delle rette universitarie. Si tratta di importi insostenibili per le famiglie, specialmente vista la profonda caduta del potere di acquisto di queste ultime, diminuito di oltre il -13,4% dal 2008 ad oggi. Alla luce di tali considerazioni fa ancora più rabbia pensare a come il pagamento di tali importi sia estremamente squilibrato a causa del grave fenomeno dell’evasione fiscale, purtroppo ancora largamente diffuso nel nostro Paese nonostante il nuovo ISEE.