UBI Banca: risposta locale (e vincente) alla crisi globale

di Gianfilippo Verbani Commenta


 La tempesta finanziaria che si annuncia per questo 2009, ha molti colpevoli: dagli speculatori agli organismi di controllo, passando attraverso i consumatori meno avveduti per arrivare a chiudere il cerchio inchiodando alle proprie responsabilità quei Governi che sono stati “compiacenti”. Però, preso atto che esiste un problema, per quanto grave esso sia, è certo più redditizio cercare di porvi rimedio piuttosto che piangersi addosso, no? Bene, gli analisti hanno cominciato ad interrogarsi. Dapprima si sono chiesti quali siano le risposte adatte allo stallo che si è venuto a creare nell’economia mondiale; non essendo ad oggi riusciti a trovare risposte univoche, si sono dunque concentrati sull’atteggiamento dei risparmiatori.

Hanno così scoperto che, se limitiamo il raggio di osservazione al “campo” italiano, i risparmiatori soffrono soprattutto una crisi di fiducia. Ma – bontà loro – non si limitano a questo, bensì cercano di reagire al problema “aggrappandosi” alle realtà locali. Di questo nuovo trend gioiscono a Bergamo, sede centrale del gruppo UBI Banca. Già, UBI, come l’acronimo di Unione Banche Italiane ma anche come il latino “ubique”, ovunque. Perché le banche del gruppo, nato nel 2007 dalla fusione di Banche Popolari Unite e Banca Lombarda-Piemontese, sono presenti su tutto il territorio nazionale con la rete delle affiliate: dalla popolare di Bergamo a quella di Ancona, da Carime (operante nel mezzogiorno) al Banco di San Giorgio.

Sono già 4 i milioni di clienti UBI, “serviti” da un esercito di ben 21.500 dipendenti. Il punto di forza della cooperativa (UBI è una SCpA ad azionariato particolarmente diffuso, solo tre soggetti detengono una quota di poco superiore al 2% dell’azionariato) è, soprattutto con questa crisi, il radicamento sul territorio. Ma non per questo la Banca si crogiola sugli allori, anzi ha predisposto una serie infinita di prodotti in modo da andare incontro alle esigenze di una clientela che non è monolitica (come invece la intendono altre banche) dal Trentino alla Sicilia. E i risultati danno ragione, se è vero che l’utile nel 2007 è stato di ben 940 milioni di €uro