Tassi di interesse: mutui italiani tra i più competitivi d’Europa

di Gianfilippo Verbani Commenta

E' in atto la ripresa nel numero delle compravendite residenziali, che si sono attestate a un onorevole +10,8%.


Sono tra i più competitivi d’Europa. Stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate, quelli relativi al terzo trimestre dello scorso anno, i mutui italiani (che erano i più cari dell’Eurozona) hanno raggiunto ottimi risultati in termini di rapporto qualità-prezzo.

E’ in atto la ripresa nel numero delle compravendite residenziali, che si sono attestate a un onorevole +10,8%. Segno che si rinvigoriscono i segnali di ripresa del mercato immobiliare già evidenziati nel primo trimestre 2014: questo anche in virtù di un quadro economico che si dimostra più stabile insieme a un mercato dei mutui bancari evidentemente mai così conveniente.

I tassi che sono connessi ai mutui prima casa per l’acquisto dell’abitazione o quelli connessi alla surroga mutuo hanno toccato in Italia valori minimi record tanto per il tasso fisso, attestato in media sul 2,5% nel caso di mutui ventennali, quanto per quello variabile, che vale in media circa l’1,5%, anche in questo caso a vent’anni. Anche Banca d’Italia mette in evidenza come il 2015 sia da considerare un anno record per quanto concerne i tassi minimi applicati sui mutui. Addirittura, fanno notare da Bankitalia, nell’ultimo trimestre 2015, i tassi d’interesse applicati ai mutui destinati alle imprese di casa nostra si sono attestati su valori inferiori alla media europea, a differenza dei tassi applicati sui mutui destinati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, compresi i mutui prima casa, i quali, nonostante i ribassi del 2015, rimangono ancora a valori considerati tra più alti in Europa, almeno a partire dal 2011.

Abi e Bankitalia, tuttavia, fanno notare che lo spread tra i due tassi d’interesse, quello italiano e quello dell’area area euro, si sta ancora riducendo gradualmente: rispetto al 2012-2013, biennio in cui lo spread toccava lo 0,6%, e anche rispetto al 2014, quando era costante allo 0,4%, verso la fine del 2015 si è attestato a un valore di circa lo 0,2%.