Nessuna inchiesta UE sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia

di Gianfilippo Verbani Commenta

La Commissione Europea ha specificato che la Banca d'Italia appare avere un carattere specificatamente atipico nel contesto italiano, perché pur essendo di proprietà privata, esercita le funzioni tipiche di una banca centrale.


 E’ arrivata dall’Europa la notizia secondo cui l’Antitrust europeo non aprirà alcuna inchiesta per aiuti di Stato sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, in virtù delle particolari condizioni in cui si trova e opera la banca stessa, che è un istituto centrale e ha un struttura proprietaria decisamente specifica. 

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In una nota infatti la Commissione Europea che si è occupata del caso ha specificato che la Banca d’Italia appare avere un carattere specificatamente atipico nel contesto italiano, perché pur essendo di proprietà privata, esercita le funzioni tipiche di una banca centrale, ovvero quello di vigilanza bancaria e di assecondamento della politica monetaria. Per questa attività svolta, quindi, la banca d’Italia non ricade nelle regole degli aiuti di stato.

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Per tali ragioni sarebbe anche difficile trovare un parametro di riferimento adeguato per valutare quanto la banca avrebbe dovuto versare ai partecipanti del capitale, in merito al dividendo.

L’indagine inizialmente improntata dalla Commissione Europea voleva verificare se all’interno del decreto del novembre 2013 che autorizzava la rivalutazione delle quote di Bankitalia vi fossero aiuti di stato in favore di altre banche del paese. Se si fosse accertato l’esistenza di circostanze simili il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe dovuto riformulare il decreto legge e questo avrebbe avuto ricadute politiche davvero non indifferenti a pochissime ore dalle elezioni europee.

Gli aiuti statali in tema  di banche, infatti, sin dalla crisi finanziaria globale del 2008 non sono più questioni neutrali per la popolazione degli elettori.