Polizze Vita cosa fare dopo taglio detrazioni fiscali

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Dopo le recenti mosse del governo in materia assicurativa, le polizze Vita saranno senza dubbio uno strumento meno attraente agli occhi dei risparmiatori. Da quest’anno chi ha sottoscritto una polizza assicurativa sulla vita potrà procedere con le consuete detrazioni fiscali soltanto per 630 euro per ciò che concerne il periodo di imposta 2013. Dal prossimo anno questo importo è destinato a diminuire ancor più drasticamente a 230 euro. Rispetto a quanto era possibile detrarre fino a pochi giorni fa, la differenza è davvero enorme.

Infatti, le detrazioni fiscali sulle polizze Vita erano pari a 1.291,14 euro annui. Bisogna ricordare che questi prodotti finanziari hanno spesso una durata molto lunga, mediamente intorno ai 20 anni. Infatti, si tratta di prodotti caratterizzati da un carico commissionale molto elevato, che spinge i risparmiatori ad ammortizzare questo costo su un periodo di tempo molto lungo rispetto a quanto avviene con altri prodotti di gestione del risparmio, come ad esempio i fondi comuni di investimento, che spesso vengono riscattati anticipatamente.

A questo punto molti risparmiatori potrebbero pensare di riscattare le polizze anticipatamente rispetto alla scadenza naturale del contratto, venendo meno l’appeal che in passato veniva originato dal vantaggio della elevata detrazione fiscale. Bisogna ricordare, però, che spesso i contratti assicurativi sulla Vita differiscono tra loro, presentando in diversi casi clausole contrattuali specifiche. Inoltre, prima di decidere per un eventuale riscatto anticipato, è meglio valutare il rendimento atteso con il nuovo livello di detraibilità fiscale: dopo la mossa concretizzatasi con il decreto 102, il tasso di rendimento dovrebbe essere in linea con l’inflazione attuale e ciò non giustifica un investimento di lungo periodo.

A questo punto si può pensare a prodotti finanziari alternativi, in grado di offrire una rivalutazione del capitale nel tempo a tassi decisamente più alti rispetto all’andamento dell’inflazione. In un’ottica di medio-lungo periodo i BTP italiani a 10 anni restano una buona opportunità di investimento, considerando che l’attuale rendimento sul mercato secondario dei titoli di stato si aggira intorno al 4,5%. Inoltre, il carico commissionale è irrisorio, la tassazione è favorevole (12,5% sui guadagni realizzati) e non si paga nemmeno la Tobin tax, ovvero la tassa sulle transazioni finanziarie.