S&P conferma: Rating Italia è A+, purché si eviti la crisi politica

di Gianfilippo Verbani 3


 Non proprio una questione di prestiti personali o mutui, e neppure di assicurazioni andremo a trattare. Eppure siamo sicuri che la notizia che stiamo per darvi vi possa interessare, oltre ad essere inevitabilmente ed evidentemente connessa ai vostri investimenti ed alla loro bontà. Standard & Poor’s ha confermato martedì il rating a lungo termine A+ e quello a breve termine A-1+ del debito sovrano della Repubblica Italiana. Questo significa che l’outlook è rimasto stabile. S&P conferma inoltre il rating AAA per il rischio di convertibilità e trasferibilità fondi. I rating della Repubblica Italiana riflettono l’opinione di S&P in merito ad un’economia “relativamente prosperosa e diversificata”.

Scongiurato, ancora una volta, il “rischio-Grecia” o la dinamica evolutiva che tanto sta imbarazzando Portogallo, Irlanda e Spagna nell’ordine. Questo perché, secondo le rilevazioni di S&P, il prodotto interno lordo è pari a circa il doppio del valore della mediana del rating in categoria A; ciononostante, la pagella dell’Italia è resa peggiore dalla considerazione che “Crediamo – dice S&P – tuttavia che l’elevato debito sovrano dell’Italia, il peso degli interessi e le prospettive di crescita economica debole continueranno a limitare la flessibilità delle politiche di lungo termine”. Le prospettive stabili sull’Italia riflettono le aspettative di S&P, che presuppone il governo proseguirà nel biennio 2011-2013 il proprio programma di consolidamento del debito incentrato sul contenimento della spesa pubblica.

Lo scenario di base dell’Agenzia prevede che il disavanzo pubblico scenderà a circa il 3% del PIL nel 2012 e il livello del debito del settore pubblico comincerà a diminuire a partire dal 2012. S&P lancia anche un ammonimento, del quale i nostri politici sarebbe bene tenessero conto: i rating a lungo e a breve termine “potrebbero subire una pressione al ribasso se l’instabilità politica dovesse impedire l’implementazione del programma corrente, o se il governo non riuscisse a fare ulteriori robusti aggiustamenti per raggiungere gli obiettivi finanziari, con conseguente ulteriore aumento del rapporto debito/PIL dopo il 2011″.


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