Prestiti cooperative: credito troppo “rigido” nel Mezzogiorno

di Gianfilippo Verbani 2


 Nei primi quattro mesi del 2009 il sistema della cooperative ha mostrato dei segnali di tenuta, in un contesto caratterizzato, comunque, dal calo dell’export e del fatturato, da un peggioramento del quadro occupazionale, dalla contrazione dei consumi e, soprattutto, da una ulteriore fase di irrigidimento del credito. E’ questo, in sintesi, il quadro emerso dalla nota congiunturale sul primo quadrimestre 2009 a cura di Elabora, il Centro Studi della Confcooperative. In particolare, secondo quanto messo in evidenza da Vincenzo Mannino, Segretario generale di Confcooperative, il sistema delle cooperative riscontra difficoltà sia per i ritardati pagamenti, specie nella Pubblica Amministrazione, sia per le difficoltà ad effettuare nuovi investimenti a causa delle barriere nell’accesso al credito, ma anche per effetto delle richieste di rientro dai fidi. Non a caso, nelle Regioni del Mezzogiorno una cooperativa su quattro si è vista respinta la richiesta di credito, quattro su dieci hanno denunciato richieste di rientro dai prestiti da parte degli istituti di credito, e quasi due su dieci sono riuscite ad ottenere il prestito ma per somme inferiori rispetto a quelle richieste.

In sostanza, quindi, al Sud l’accesso al credito è troppo “rigido”, ma su scala nazionale allo stesso modo i dati non sono altrettanto incoraggianti: oltre il 30% del sistema delle cooperative, infatti, sta registrando e denunciando un allentamento dei tempi ed un inasprimento delle pratiche burocratiche per accedere ai prestiti; e quasi tre su dieci lamentano e denunciano un aumento dei tassi di interesse in corrispondenza dei quali le banche sono disposte a prestare il denaro.

Nel complesso, pur tuttavia, a livello delle attività economiche i responsabili delle cooperative palesano un sentiment in miglioramento anche se uno su tre si attende ancora un peggioramento del quadro congiunturale; tra le richieste più frequenti dei cooperatori, c’è quella di uno snellimento della burocrazia, un abbassamento dei costi per il trasporto e per l’energia unitamente ad una maggiore efficienza delle infrastrutture.


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