Possibile prelievo forzoso sui conti correnti europei?

di Gianfilippo Verbani Commenta

Commissione Europea e la Banca Centrale Europea stanno valutando la possibilità di intervenire direttamente sui conti di azionisti, detentori di obbligazioni e di conti correnti.


 Non è la prima volta in Italia e in Europa che nel mondo bancario si parla di prelievo forzoso. Si tratta infatti di un argomento alquanto spinoso di cui si è discusso a lungo anche negli ultimi mesi.Prelievo forzoso sui conti correnti – Perché il FMI sostiene la sua approvazione

Sulla base delle ultime politiche messe in campo dalla Banca Centrale Europea – BCE – e al fine della riduzione del debito di alcuni Paesi Europei a rischio default sembra infatti che i conti correnti dei risparmiatori potranno essere toccati ancora una volta.

Questa notizia ancora non è stata ufficializzata, ma secondo alcune indiscrezioni comparse negli ultimi tempi sulla stampa internazionale la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea stanno valutando la possibilità di intervenire direttamente su azionisti, detentori di obbligazioni e di conti correnti. Si parla anche della possibilità di eliminare quella famosa tutela per i correntisti che protegge le giacenze al di sotto dei 100 mila euro.

Via libera al prelievo forzoso sui conti correnti in Germania in caso di default

Questa ipotesi di tassazione, tuttavia, anche se piuttosto impopolare nella sua essenza, non è una novità. Si deve ricordare, infatti, che solo lo scorso anno il Fondo Monetario Internazionale aveva già lanciato un allarme in tal senso, sottolineando che in un contesto di crisi della moneta unica, una soluzione possibile poteva essere rappresentata proprio da un prelievo netto pari al 10 per cento sui risparmi netti positivi dei correntisti di 15 diversi Paesi europei appartenenti all’Eurozona.

Questa notizia era inizialmente comparsa sulle pagine del Wall Street Journal, il quale riportava la necessità di ripianare il debito europeo ai livelli pre – crisi attraverso la possibilità di agire sui capitali dormienti, piuttosto che aumentare il carico fiscale ai danni delle imprese.