Mutuo #4: la Rinegoziazione

di Gianfilippo Verbani Commenta


 La rinegoziazione, ovvero la modifica di termini del contratto di mutuo (durata, tasso di interesse, etc.) è un’ulteriore opportunità offerta al cliente che ha stipulato un mutuo e desidera rivedere i termini del proprio contratto per portare il rimborso del prestito a condizioni più in linea con la sua pianificazione finanziaria, ad esempio riducendo l’impatto delle rate sul reddito disponibile mensile. Si tratta dunque di un’operazione che garantisce al cliente di poter trovare soluzioni più soddisfacenti alla propria condizione economico-finanziaria.

Per realizzare la rinegoziazione è opportuno rivolgersi alla propria banca per spiegare con precisione le proprie necessità e ricercare insieme una soluzione condivisa. Questa soluzione si basa infatti sull’accordo di entrambe le parti: né la banca, né il cliente possono esigere una modifica unilaterale delle condizioni, a meno che questo non sia espressamente previsto dal contratto (ad esempio, nel caso dei cosiddetti mutui con opzione di scelta della tipologia di tasso da applicare al mutuo). Naturalmente, prima di fare ciò, è necessario compiere assieme alla banca un’attenta valutazione delle proprie esigenze nel tempo, esaminando una serie di fattori quali, ad esempio, l’età del cliente alla fine della restituzione del nuovo mutuo, come egli prevede che evolverà la sua situazione finanziaria nel lungo termine, etc.

I più importanti elementi del mutuo che possono essere rinegoziati sono: la tipologia di mutuo (fisso o variabile); il livello del tasso di interesse applicato; la durata del mutuo. Per rinegoziare il mutuo è sufficiente una scrittura privata, anche non autenticata, cioè senza l’intervento di un notaio o di un altro pubblico ufficiale abilitato. L’operazione è senza spese per il cliente. È sufficiente un accordo scritto tra banca e cliente. È possibile rinegoziare più volte il contratto di mutuo nel corso del tempo. La rinegoziazione inoltre – come la portabilità – non comporta il venir meno dei benefici fiscali acquisiti in precedenza, quali come ad esempio quelli relativi all’acquisto, costruzione, ristrutturazione della abitazione principale.