Le tre condizioni di Draghi per il quantitative easing

di Gianfilippo Verbani Commenta

Secondo il Fondo Monetario Internazionale - FMI - esistono delle condizioni sufficienti per cui l'operazione del quantitative easing darà luogo ad un sicuro successo. Ecco quali sono.


 Tra poco meno di due settimane Mario Draghi, il presidente dell’Eurotower darà probabilmente il suo placet all’attesa operazione di quantitative easing, ovvero una massiccia operazione di acquisto di titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea –  BCE – per sostenere l’economia finanziaria in difficoltà dell’Eurozona e far risalire l’inflazione. 

Ma siamo proprio sicuri che il quantitative easing andrà come previsto e che non ci saranno intoppi, ma solo risultati positivi? In realtà gli esperti si confrontano già su una serie di legittimi dubbi.

I dubbi leciti sul quantitative easing della BCE

Eppure secondo il Fondo Monetario Internazionale – FMI – esistono delle condizioni sufficienti per cui l’operazione darà luogo ad un sicuro successo. La prima irrinunciabile condizione è che il quantitative easing sia gestito essenzialmente dalla Banca Centrale e non dalle altre banche europee, le quali non potranno avere la facoltà di servirsene o meno. Questa condizione sembra essere già fatta propria dalla BCE.

Mario Draghi annuncia un quantitative easing a breve termine

La seconda condizione consiste nel fatto che attraverso il Quantative Easing si preveda l’acquisto di titoli oltre la scadenza di tre anni, per dare adito all’iniezione di liquidità. Ancora non c’è sicurezza però sulla scadenza dei titoli ma si è in fase di decisione.

La terza condizione riguarda invece le tempistiche degli acquisti, perché, affinché l’operazione sia credibile e indirizzi stabilmente l’orientamento dei mercati, non dovranno essere imposti limiti o scadenze, ma la Banca Centrale Europea dovrà assicurare che continuerà a comprare titoli di stato almeno fino a  quando non avrà riportato l’inflazione sulla soglia del 2 per cento.