Indagini e accertamenti sul conto corrente da parte del fisco

di Daniele Pace Commenta


Molto si è discusso in questi mesi, per quel che riguarda gli accertamenti e le indagini sui conti correnti bancari dei cittadini, da parte dell’Agenzia delle Entrate, vero incubo anche di chi non ha nulla da temere dal fisco, vista l’imprecisione della burocrazia italiana.

C’è da precisare che qualsiasi accertamento da parte dell’ufficio fiscale, deve essere autorizzato, secondo la sentenza della Cassazione no 6730/2017. Le indagini del fisco e della Guardia di Finanza sono oggi molto più semplice, con l’istituzione dell’Anagrafe Tributaria, ma occorre l’autorizzazione del direttore generale o regionale, che non può concederla su tutti i dati, ma solo sui conti corrente e conto deposito titoli e/o obbligazioni, gestione patrimoniale, certificati di deposito e buoni fruttiferi, cassette di sicurezza, contratti derivati su crediti, crediti, finanziamenti etc. I controllori hanno 30 giorni per acquisire i dati, con piccole proroghe eventuali e giustificate, e il tutto deve essere annullato se non vi sono state le autorizzazioni necessarie. L’istituto di credito che detiene i dati, dovrà poi comunicare per iscritto quali siano questi accertamenti e documenti consegnati agli inquirenti, mentre non ci sono particolari indicazioni di avviamento delle indagini, ma queste sono affidate al fondamento su cui gli investigatori basano il loro sospetto. Quest’ultimo è l’aspetto più controverso delle indagini patrimoniali con accertamenti finanziari.