I prestiti in sofferenza sono un problema sociale

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Le sofferenze bancarie degli istituti di credito italiani riescono a dare bene l’immagine di quanto siano diffusi gli effetti negativi della crisi economica e di quanto si sia in generale ancora lontani dal superarla. Negli ultimi mesi, infatti, quelle che vengono definite sofferenze bancarie, all’interno delle quali si nascondo prestiti e mutui in sofferenza, ma anche crediti difficili di diverso, hanno infatti superato i 140 miliardi di euro. 

I dati del rapporto mensile dell’ABI di ottobre 2013

A parlare di questo problema è il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana – ABI, Antonio Patuelli, che ha voluto sottolineare come il problema dei crediti inesatti da parte delle banche non sia limitato a un ristretto gruppo di grandi clienti debitori ma coinvolga l’interno tessuto sociale nel suo complesso.

Le sofferenze bancarie italiane arrivano a 140 miliardi di euro

I crediti difficili, quindi, rappresentano un problema sociale nel complesso e non dipendono dall’erogazione di prestiti ingenti a pochi e grandi clienti ma hanno una dimensione molto più orizzontale, fatta del contributo di una larga fetta della popolazione dei piccoli clienti.

Secondo le ultime rilevazioni dell’ABI, compiute sulla base di dati forniti dalla Banca d’Italia, i prestiti in sofferenza attualmente rappresentano un totale di 1,167 milioni di affidamenti. Di questi solo una minima parte è costituita dai grandi prestiti, mentre la maggior parte riguarda il normale credito al consumo, secondo lo schema seguente:

  • l’84,2% è costituito da prestiti con un importo fino a 125 mila euro
  • oltre il 15% da prestiti con importo tra 125 mila euro e 25 milioni di euro
  • lo 0,03% è costituito da prestiti oltre 25 milioni di euro.