I dubbi leciti sul quantitative easing della BCE

di Gianfilippo Verbani Commenta

Ma siamo proprio sicuri che il quantitative easing andrà come previsto e che non ci saranno intoppi, ma solo risultati positivi? In realtà gli esperti si confrontano già su una serie di legittimi dubbi. Ecco quali sono.


 Fra circa dieci giorni, il prossimo 22 gennaio 2015, secondo le previsioni degli analisi, la Banca Centrale Europea – BCE – darà il via libera ad una grande operazione di acquisto di titoli di Stato e non sulle diverse piazze europee, il cosiddetto quantitative easing, al fine di aumentare la circolazione della liquidità negli stati del Vecchio Continente. Gli esperti di settore sono più che sicuri di questa manovra, che viene annunciata ormai da mesi da parte dell’Eurotower, e dunque tutti i risvolti ad esso collegati sono oggi le scommesse più semplici dei mercati. 

Mario Draghi annuncia un quantitative easing a breve termine

Ma siamo proprio sicuri che tutto filerà come previsto e che non ci saranno intoppi, ma solo risultati positivi? In realtà gli esperti si confrontano già su una serie di legittimi dubbi. Ecco quali sono.

Il quantitative easing della BCE incentiverà i prestiti a famiglie e imprese?

  • Il primo dubbio riguarda la possibilità di alternative, ovvero se vi siano altre soluzioni rispetto all’acquisto dei titoli di stato, dopo avere varato quelle dei tassi e dei prestiti ai minimi storici e le Tltro.
  • Il secondo, invece, le dinamiche dell’inflazione. I prezzi continueranno veramente a scendere? A quanto pare sì, poiché è il prezzo del petrolio a guidare la deflazione europea, in un ristagno che si protrae da troppo tempo.
  • Ma i tassi non  sono già negativi? Tra i risultati si aspetta infatti una variazione di quelli nominali. Un ulteriore dubbio riguarda poi il prezzo dei titoli di stato, che sarà portato a creare una sorta di bolla. Ma proprio questo è l’effetto sperato.
  • Altri dubbi si appoggiano infime su altri su altri due risultati del QE : la fine del credit crunc e la svalutazione dell’euro a favore dell’export e dell’attrazione di capitali stranieri.