Dove hanno investito gli italiani nel 2013?

di Gianfilippo Verbani Commenta

Nel corso del 2013 il prodotto finanziario che ha raccolto al meglio le simpatie degli italiani sono stati i titoli di stato, anche se con qualche differenza rispetto al passato. A scegliere i titoli di stato sono stati non solo le famiglie e i piccoli risparmiatori, ma anche i fondi comuni di investimento e le banche.


 Dove hanno investito gli italiani nel 2013? Quali sono stati i prodotti finanziari che pur in un anno difficile hanno meritato la fiducia dei nostri connazionali in fatto di risparmi? E quali possono essere quindi le prospettive per l’anno che è appena iniziato?

E’ conveniente investire in fondi obbligazionari?

Dove hanno investito gli italiani nel 2013?

Nel corso di tutto il 2013 il prodotto finanziario che ha raccolto al meglio le simpatie degli italiani sono stati i titoli di stato, anche se con qualche differenza rispetto al passato. A scegliere i titoli di stato sono stati non solo le famiglie e i piccoli risparmiatori, ma anche i fondi comuni di investimento e le banche. Sulla base dei dati rilevati dalla Consob, infatti, nel mese di settembre scorso le banche e gli istituti di credito avevano scelto una esposizione al debito sovrano tra Bot e Btp pari al 10 per cento, mentre nel 2013 il valore era pari al 7 per cento. Come seconda scelta, invece, si trovano i Bund, i titoli di stato tedeschiche si sono mantenuti su livelli simili a tre anni fa.

Gli investimenti del 2013 e l’attività della Consob

Per le famiglie, invece, sempre sulla base della relazione della Consob, nel 2013 il 12 per cento di queste deteneva titoli di stato, come Btp, Bot e prodotti simili, in leggero ribasso rispetto all’anno precedente, in cui il valore era pari al 13 per cento e così anche nel 2007. A parte i conti correnti postali e i Buoni fruttiferi postali, sempre molto presenti all’ interno del portafoglio degli italiani, i titoli di stato rappresentano quindi una scelta massiccia nelle decisioni negli italiani.

I titoli di stato nel 2013 arrivano dunque allo stesso livello delle obbligazioni nella quota della reattività finanziarie che si pone poco sopra il 13 per cento.