Dati sanitari, ora non siamo più protetti

di Daniele Pace Commenta


 La legge europea 167/2017, appena approvata in Italia e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, autorizza le multinazionali a trattare i dati personali a scopo di ricerca anche senza l’esplicita autorizzazione del cittadino. È quanto emerge dall’analisi della legge che entrerà in vigore a partire dal 12 dicembre, dopo le polemiche che aveva suscitato e soprattutto il no del Garante della Privacy. La il governo e IBM hanno trovato un accordo, sul quale si era dimostrata perplessa anche la Commissione europea (Direzione generale Concorrenza), ma solo per evidenti squilibri nella concorrenza tra IBM e gli altri competitors. Si tratta dunque non della privacy dei cittadini, ma dei profitti delle multinazionali, IBM e farmaceutiche in testa. L’accordo per il database Watson infatti, va a far parte del sistema di intelligenza artificiale per sostituire i dottori nelle diagnosi, grazie appunto al robot Watson. Ma per la commissione, anche gli altri competitors avrebbero bisogno dei dati personali, a partire da quelli sanitari, per i loro profitti in questo mercato miliardario, che varrebbe adesso 4 miliardi di dollari solo per i dati sanitari. C’è molta preoccupazione tra gli esperti di privacy perché la normativa appare generica e quindi i dati dei pazienti italiani non sarebbero al sicuro. Il paziente non avrà diritto né a essere informato né a visionare i suoi dati. Il vincolo del permesso di uso d parte del Garante infatti, sussiste solo sul principio di minimizzazione di questo uso. Per gli esperti, questa è una legge ad hoc per le multinazionali.