Crowdfunding real estate e Housers, così cambia il settore immobiliare in Italia?

di Gianfilippo Verbani Commenta


Un progetto che si basa sul concetto di partecipazione sociale. E che in Italia non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il mondo del crowdfunding real estate è davvero molto lontano dalla realtà italiana, nonostante sia ormai un sistema di investimento notevolmente diffuso in tutta Europa (così come negli Usa). Per il momento sul territorio italiano non ha messo in mostra tutte le sue potenzialità, ma con la nuova piattaforma Housers sembra che sia arrivato il momento giusto per fare un gran salto di qualità.

Il crowdfunding real estate, e nello specifico Housers, mediante investimenti in capitale di debito oppure capitale di rischio, potrà essere davvero decisivo nel lungo processo di ammodernamento del patrimonio immobiliare in Italia. E gli investitori finalmente avranno tra le mani la possibilità di diversificare il rischio. Gli investitori hanno la possibilità di utilizzare anche cifre davvero ridotte (basti pensare che gli investimenti minimi con Housers corrispondono a 50 euro) e il rischio viene di fatto contenuto molto bene grazie a delle garanzie ipotecarie sugli stessi immobili su cui vengono proposti i finanziamenti.

Come messo in evidenza anche da Fabio Brambilla, fondatore di Fintastico, il fintech è un fenomeno ancora davvero poco diffuso sul territorio italiano, ma con il passare del tempo l’interesse verso le realtà fintech europee sta salendo notevolmente sul mercato italiano e Housers ne è l’emblema perfetto. Infatti, è davvero molto importante che realtà simili possano raccogliere un ampio consenso anche tra i consumatori italiani. Si tratterebbe di un segnale verso una rottura nei confronti del passato e di una vera e propria rivoluzione nel modo di investire a livello immobiliare. Housers è nata in Spagna nel 2015 ed è stata lanciata in Italia a partire dallo scorso mese di giugno. E i numeri registrati in soli tre mesi dalla piattaforma fanno davvero ben sperare, a conferma di come l’interesse verso il fenomeno della crowd-economy sia davvero in aumento. Già 4 mila gli utenti attivi, di cui una buona parte ha già provveduto a depositare fondi e investire risorse, non solamente in Italia, ma anche all’estero.