Conto Corrente: come sceglierlo

di Gianfilippo Verbani 2


 Tutti noi ne abbiamo (almeno) uno, eppure difficilmente sappiamo definirlo nella maniera più pertinente. Soggetto della proposizione è il Conto Corrente, ossia “il servizio mediante il quale la banca assume l’incarico di effettuare pagamenti e riscossioni per conto del cliente utilizzando le somme depositate sul conto (stesso, ndr)” come asserito dal consorzio (PattiChiari) informativo messo in piedi dagli istituti di credito. Crollata la remunerazione dei capitali ivi depositati, esplose le spese dovute per il pagamento delle tasse e la gestione del conto (il canone), è proprio alla voce “costi” che si gioca la partita più importante tra banche e risparmiatori: chi riesce a meglio contenerli, senza per questo dover contrarre i servizi offerti, ha un vantaggio concreto in mano. Non potendo intervenire sul versante dei fornitori dei servizi (le banche), proviamo a stilare un elenco di consigli che potrebbero rivelarsi favorevoli all’utenza, ossia ai clienti, nella scelta di un nuovo conto corrente.

LA LISTA DELLA SPESA – Siccome ad ogni operazione effettuata mediante il Conto Corrente corrisponde un costo, il primo passo utile per un correntista che intende fare il check-up della propria situazione economica è l’analisi dell’estratto conto. State tranquilli: non si tratta di qualcosa di cervellotico, bensì della semplice lettura dei movimenti operati negli ultimi mesi (l’ideale sarebbe avere un’idea di quanto speso nell’ultimo anno, e di come lo si è speso). È importante avere un’idea dei servizi maggiormente utilizzati, in modo da scegliere di conseguenza. Semplificando: se, ad esempio, a conti fatti risulta che siete utenti abituali degli sportelli automatici per il prelievo del contante (ATM), è bene che andiate alla ricerca di un prodotto che abbatta i costi collegati a questa operazione, in modo da garantirvi un sensibile risparmio.

QUALI SERVIZI? – Chi per ignoranza chi per pigrizia, spesso ci accontentiamo della prima soluzione che ci viene proposta invece di approfondire l’analisi e, grazie a questo, risparmiare: la famosa “lista della spesa” di cui sopra serve anche a questo, nel senso che ci dice (anche) quali possono essere i servizi dei quali disponiamo pur senza avervi mai fatto ricorso, ma che per noi rappresentano una spesa non necessaria (perciò depennabile). Un esempio pertinente è il cosiddetto “dossier titoli”: coloro i quali utilizzano il Conto Corrente per i propri investimenti non possono farne a meno, quelli che invece hanno individuato nella banca un forziere (dove depositare denaro da prelevare alla bisogna, senza imbarcarsi in operazioni finanziarie) sono nelle condizioni di disinteressarsene completamente. A patto di cercare poi, su questa base, un prodotto in grado di bilanciare al meglio costi e vantaggi derivanti dall’una, piuttosto che dall’altra, inclinazione…

CANALI –
In età feudale, avveniva che al transito su una strada o attraverso un canale marittimo particolarmente strategico corrispondesse il pagamento di un “dazio”. Mutatis mutandis, la banca impone, generalmente per incoraggiare l’utilizzo di un’altra – per lei meno onerosa – via, un costo diverso per ogni diverso canale di accesso al Conto Corrente. Entrare in banca è infatti attualmente possibile attraverso – sole – quattro “vie”: sportello, promotore finanziario, telefono e internet. A ciascuna di queste corrisponde un costo a carico dell’istituto, che lo spalma sull’utenza. Anche in questo caso, la scelta del canale d’accesso (per comodità, inclinazione, arriviamo persino a dire paranoia personale) può tradursi in un risparmio se e solo se siamo nelle condizioni di conoscere i costi applicati dalla banca a ciascuno di essi. In concreto: un risparmiatore che predilige lo sportello “tradizionale” dovrà guardare a quei prodotti che non applicano costi per le operazioni vis-a-vis, un utente di internet sarà invece incentivato a valutare quei conti che non impongono commissioni per l’utilizzo del cosiddetto home banking.

CARTA O BANCOMAT? –
Questa domanda, che ci sentiamo porre sovente quando paghiamo nei negozi, è determinante anche per la scelta del Conto Corrente: il bancomat è carta di debito, con addebito automatico e immediato sul conto; la carta (di credito) offre, mediamente, il pagamento a saldo, in un dato giorno del mese successivo alla spesa, o a rate. Due strumenti diversi, benché visivamente identici, con diversi costi di attivazione e utilizzo. È bene tenere a mente la differenza, così da valutare quale sia la soluzione più comoda e conveniente.

UN AIUTINO –
Per semplificare l’analisi, il consorzio bancario informativo PattiChiari (che raccoglie circa il 75% degli istituti di credito italiani) ha stilato una “scheda standard di confronto” scaricabile dal sito www.pattichiari.it o all’indirizzo elettronico di ciascuna banca: mediante questo strumento, il risparmiatore ha immediatamente sotto controllo tutte le voci di spesa possibili e può così, partendo sempre e comunque dallo studio delle proprie specifiche esigenza, individuare la soluzione che meglio gli si adatta tra le decine che gli vengono sottoposte.


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