Conti di deposito: remunerazioni più alte dei BoT

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Chi ha qualche risparmio da parte sta pensando seriamente di depositarli sotto il mattone o il materasso: i BoT sono tornati sotto l’1 per cento. Il tasso di riferimento della Banca centrale è fermo da 14 mesi all’1 per cento. Ma se il materasso non ci sembra un posto sicuro, cosa fare dei nostri risparmi? L’appeal dei conti di deposito – prodotti che non consentono un’operatività tipica di un conto tradizionale, ma che offrono un tasso di rendimento – aumenta sempre più: i tassi di rendimento si avvicinano alla soglia del 2% netto, un tasso più importante rispetto ai titoli di Stato a breve scadenza o delle stesse obbligazioni bancarie. La Consob, l’autorità di controllo dei mercati, ha infatti ultimamente messo in guardia i risparmiatori italiani sulle obbligazioni vendute dalle banche.

La commissione – sottolinea l’ex presidente, Lamberto Cardia, – pone particolare attenzione ai bond bancari, considerato che nei portafogli degli investitori retail si rileva la presenza di obbligazioni in prevalenza illiquide e talvolta più rischiose dei titoli di Stato senza che tali rischi siano adeguatamente riflessi nel rendimento offerto.

Nonostante la maggiore cautela innescata dalla crisi, gli italiani restano tra i più esposti ai prodotti strutturati più complessi: la quota delle famiglie che detengono almeno un prodotto rischioso (azioni, obbligazioni, risparmio gestito e polizze vita) non é salita rispetto ai livelli del 2008, cioè al 20% rispetto al 25% di fine 2007. A fine 2008 le banche italiane avevano il più alto rapporto obbligazioni/raccolta totale (38% circa) e il più alto rapporto obbligazioni/depositi da clientela (67%) dopo le banche della Germania (83%). Aumentano però coloro che scelgono i conti deposito, tra cui: Ing direct (che dal 1° luglio ha lanciato un pacchetto che remunera il 2,6% lordo sulle somme depositate per 12 mesi), conto Arancio, webank, Conto banco Posta Click. Si tratta spesso di conti on line, i conti correnti tradizionali, al contrario, che pagano ancora qualcosa sul risparmio sono molto pochi e limitatamente remunerativi.

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