Conti Correnti in crescita nei Paesi in via di sviluppo

di Gianfilippo Verbani Commenta


 La crisi finanziaria e poi reale che ha investito l’economia mondiale ha colpito il settore creditizio, ma – diversamente rispetto a quanto sarebbe stato logico attendersi – non ha fermato la crescita dei conti correnti bancari, numericamente aumentati in special modo nei Paesi in via di sviluppo: il risultato è che oggi sono circa 2,7 miliardi di persone (su una popolazione totale di 6,9 miliardi) ad avere accesso a servizi finanziari, con una crescita del 4,3 per cento nel “terribile” 2009 rispetto all’anno precedente (che, giova ricordare, fu quello dell’arricchimento fittizio ma sostenuto generato dalla crescita esponenziale della bolla speculativa).

Tutto questo è quanto emerge dal rapporto della Banca Mondiale e del Cgap (Gruppo consultivo per assistere i più poveri), un gruppo indipendente di ricerca dedicato alla promozione dei servizi finanziari per i meno abbienti, con sede nella capitale statunitense Washington. Secondo l’analisi congiunta condotta dai due enti, uno degli strumenti chiave dell’importante sviluppo di cui sopra è da individuarsi nella crescita dei bancomat, il cui numero – per la prima volta nella storia – nei Paesi in via di sviluppo ha superato quello degli sportelli bancari più tradizionali (quelli con impiegato, per intenderci). La tabella della diffusione dei conti bancari condotta su più di 140 paesi vede in testa Stati Uniti e Canada, con una penetrazione del 91 per cento.

In coda, come era piuttosto prevedibile, c’è l’Africa, con il 12 per cento di persone titolari di conti o servizi finanziari di qualunque genere e tipo. Un secondo fattore determinante della crescita dei conti correnti nei Paesi in via di sviluppo, sottolinea in calce il rapporto, è da individuarsi anche nella diffusione dei cellulari collegati al Web con servizi di Internet banking dedicati. Chissà che, ancora una volta, la salvezza di quelli che si considerano più “avanzati” non debba passare attraverso il ricorso alle popolazioni più disagiate. Con l’augurio che non si tratti dell’ennesimo sfruttamento colonialista…