Carte di Credito: occhio ai Dumper

di Gianfilippo Verbani 2


 Bancomat o Carta di Credito, l’eterno dilemma. Recentemente, abbiamo provato a confrontare – in linea del tutto generale – le due offerte dal punto di vista strettamente economico. Ha vinto, inutile nasconderselo, il Bancomat: con un po’ di oculatezza si possono infatti risparmiare i costi di commissione, ogni pagamento viene scalato quasi immediatamente dal conto, così le spese restano più facilmente sotto controllo. Punti di forza difficilmente controvertibili. Oggi vogliamo invece provare ad approfondire il tema della sicurezza: abbiamo già detto altrove che il Bancomat sembra più sicuro, se non altro perché prevede la digitazione di un codice di sicurezza ad ogni acquisto. Quello che ancora non abbiamo analizzato è il fenomeno della clonazione, ancora una volta a danno delle carte di credito. Il cosiddetto “Dumping”

Come conferma un’inchiesta di Repubblica, il web è infestato da migliaia di spacciatori virtuali di dati, rubati clonando carte di credito. I clonatori, “dumper” in gergo, sono esperti di informatica capaci di violare i database di banche e istituti finanziari e duplicarli su nuovi supporti magnetici, generalmente autoprodotti. Rubano di tutto: principalmente numeri di carte di credito, ma anche codici di bancomat, pin, chiavi d’accesso a conti bancari e identità digitali non sono al sicuro. Una volta perfezionato il furto, però, i veri “dumper” non utilizzano questi dati. Bensì li rivendono sulla rete, dopo averli rubati proprio grazie alla rete.

Secondo un’indagine di Verizon Business, nel 2008 sono stati rubati in tutto il mondo 285 milioni di dati personali elettronici. 285 milioni di doppie identità, spesso inconsapevoli. Praticamente, è come se ogni cittadino degli Stati Uniti avesse un “doppio” virtuale. In Italia, solo sul circuito Cartasì ci sono stati più di 290 mila tentativi di transazione illecita nel 2008. E si prevede una crescita del 30% nel 2009. Rimedi? Pochi: ad esempio l’installazione di un buon antivirus sul proprio pc. Oppure basterebbe che i negozianti cominciassero a chiedere un documento di identità agli acquirenti. Anche se il mondo di internet è la vera nuova frontiera, e lì i controlli sono molto meno semplici.


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