Carte di credito a canone “regressivo”. Un’idea di Banca Sella

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Il Gruppo Banca Sella scende ufficialmente in campo a sostegno della diffusione della moneta elettronica nel nostro Paese lanciando, su tutte le nuove carte di credito in emissione, la formula del canone cosiddetto “regressivo“. Con tale modalità, infatti, più si usa la carta di credito meno si paga in termini di canone annuale; nella nuova formula rientrano anche le ultimissime carte di credito Chip&Pin che garantiscono un grado di sicurezza ancor più elevato in virtù del fatto che, per ogni pagamento o prelievo, presso i terminali abilitati, viene richiesta la digitazione di un codice PIN. Presso gli esercenti che invece hanno i terminali non abilitati alle carte con il chip, i titolari delle carte di credito Chip&Pin di Banca Sella potranno continuare a pagare nella maniera “classica”, ovverosia firmando la ricevuta emessa dall’esercente. Entrando nel dettaglio del canone “regressivo”, sulle carte di credito di nuova emissione, la formula entra in gioco dal secondo anno di emissione della carta, sia essa del circuito Mastercard Classic e Platinum, oppure Visa Classic e Gold.

Per le carte di credito Banca Sella “Classic”, a partire dal secondo anno di possesso della carta, il canone annuo viene dimezzato se nell’anno precedente la carta di credito è stata utilizzata per somme superiori a 3.500 euro e fino a 4.500 euro; oltre la soglia dei 4.500 euro, invece, il canone si azzera e quindi la carta di credito diventa a tutti gli effetti gratuita. Per le carte di credito Banca Sella Gold e Platinum, invece, il canone annuo, sempre in riferimento all’anno precedente, si dimezza per utilizzi superiori a 5.000 euro e non superiori ai 7.500 euro; oltre quest’ultima soglia, invece, il canone si azzera del tutto.

Con tale iniziativa, Banca Sella punta ad incentivare i pagamenti elettronici al posto del denaro contante che, purtroppo, viene utilizzato troppo spesso in Italia rispetto alla media europea; con la conseguenza che anche le banche ogni anno sono costrette ad assumersi costi elevati per la sicurezza, il controllo e la custodia delle banconote con ripercussioni negative a carico dei correntisti che poi, di riflesso, si ritrovano a pagare i servizi bancari più cari rispetto ai correntisti degli altri Paesi d’Europa.