Carte di credito: furti ai postini, truffa semplice e redditizia

di Gianfilippo Verbani 2


 Bande magnetiche, microchip, codici di sicurezza e le migliori tecnologie applicate ai metodi di pagamento. Il tutto per rendere l’operazione sempre più rapida, amplificarne la distanza e non veder venire meno, mai, la sicurezza della transazione. Salvo ritrovarsi poi a fare i conti con una realtà che precede tutti i passi di cui sopra, e porta un gruppo di truffatori ad aggirare l’ostacolo della clonazione delle carte di credito o del furto di identità digitali attraverso una strategia… d’anticipo: il furto della carta al postino, punto e stop. È successo in provincia di Milano dove un gruppo di malviventi ha pensato bene di rubare le carte di credito contenute nella corrispondenza assicurata ai portalettere delle Poste.

Restava poi da compiere il furto dell’identità del titolare, ma anche questo finiva per essere un gioco da ragazzi per gente abituata a creare e spacciare documenti falsi. Messe a punto queste due operazioni, i criminali si servivano delle carte, ora regolarmente funzionanti, per acquistare articoli di valore e poi rivenderli, naturalmente a prezzi allettanti perché il capitale investito di base certo non usciva dalle loro tasche. Un’intera banda di truffatori è stata però scoperta ed è finita in manette con l’accusa di furto aggravato, ricettazione, uso fraudolento di carte di credito, possesso e produzione di documenti falsi.

I quattro, tutti italiani, si erano specializzati nel furto di corrispondenza postale presentandosi ai portalettere come i destinatari delle raccomandate contenenti le carte di credito o spacciandosi per parenti. Per Salvatore G., 38enne napoletano capo della banda residente in Riviera, William M., milanese di 36 anni con precedenti per stupefacenti, Rosa M. e Maya Ornella Z., entrambe milanesi di 26 e 32 anni, si sono aperte le porte del carcere di San Vittore. E già che il fascicolo è stato aperto, nei confronti del capo banda è stato eseguito anche un provvedimento definitivo di pena di un anno e nove mesi emesso dall’autorità giudiziaria di Rimini per una rapina commessa nel 1992.


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