Aumenti in vista per Rc auto, mutui e…benzina

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Anno nuovo, aumenti in arrivo. Anche il 2010 si apre con i primi rincari con l’aumento dei prezzi al dettaglio e delle tariffe che secondo la Codacons “graverà sulle tasche delle famiglie italiane con una stangata di 700 euro”. Avete letto bene, non è un errore. Secondo l’associazione dei consumatori, infatti, l’aumento stimato riguarderebbe l’incremento delle polizze Rc auto (150 euro), i trasporti (50 euro), i treni (30), l’acqua (20), il gas (30), lo smaltimento dei rifiuti (40) e il caro-carburante (80). In questa somma pesa moltissimo il prezzo della benzina che, nonostante i primi ribassi, sta tornando ad altissimi livelli. Giusto ieri il Quotidiano Energia, ha publicato una nota in cui precisa che tra l’8 e il 15 gennaio, i listini della benzina sono cresciuti di 20 millesimi, mentre quelli del gasolio del 17, per un incremento che arriverebbe fino a 1,3 euro per le vetture di media cilindrata. Lo studio è stato confermato anche da mister Prezzi che sottolinea come i prezzi dei carburanti siano sempre tra i più alti di tutta l’Unione Europea con scarti di 3,5 centesimi al litro. Tuttavia il garante per la sorveglianza dei prezzi, Roberto Sambuco, promette che l’andamento è in ribasso e quindi presto (“nei prossimi tre anni”) il costo dei carburanti dovrebbe ritornare nella media dei Paesi dell’Unione. I primi timidi ribassi sono arrivati solo lo scorso venerdì con una media di -1 centesimo al litro. Ma è solo un piccolo passo rispetto a quando hanno dovuto assistere gli automobilisti, visto che i carburanti hanno rischiato di sfondare quota 1,37 euro al litro. Visti i rincari, i consumatori oggi incontrano i petrolieri al ministero dello Sviluppo economico. Secondo il Codacons, sarebbero proprio questi ultimi ad essere accusati di aumentare i prezzi quando il greggio e i prodotti raffinati aumentano di prezzo, ma siano più restii ad abbassarli nel caso in cui le quotazioni internazionali permetterebbero un minor costo ai consumatori. L’Unione petrolifera nega questo tipo di comportamento e ha precisato che il gap tra i prezzi con l’Unione Europea sarebbe dovuta semplicemente alle inefficienze della rete distributiva, nonché a causa della conformazione stessa del territorio.