Mutuo prima casa – Fondo giovani coppie per (metà) precari under 35

di Gianfilippo Verbani 4


 Si riparta dai giovani, please

Siamo in attesa di conoscere il programma di governo dell’Esecutivo presieduto da Mario Monti che, in ogni caso, ha già annunciato di voler seguire una linea d’azione che ruota intorno a tre parole chiave. Condivisione (programmatica), equità (sociale), crescita (economica). Nel discorso formulato al ramo più selettivo del Parlamento, Monti ha altresì riferito ai senatori che il fine ultimo di tutto l’operato deve essere quello di creare risposte e aspettative, opportunità e futuro al contesto giovanile.

I Neet e i “o così o niente”: che fine fa il Diritto al Futuro?

I giovani, quindi, quale motore e carburante. E’ la sfida nella già gravosa avventura di rimettere a posto i conti del Paese: significa non ignorare che esiste una cospicua fetta di under 30 – la chiamano generazione Neet, acronimo anglosassone che sta per “not in education, employment or training” – che non studia, non lavora e non si attiva per cercare una occupazione. Le stime rese note qualche giorno fa certificano il numero dei Neet italiani in 2,2 milionidi persone, il 23,4% del totale. Non va meglio neppure se la fascia di età si alza da 30 a 35, includendo i laureati: si scende poco, dal 23,4% al 20%. Pare che l’immobilismo sia dettato dalla sfiducia.

Significa, a maggior ragione, non trascurare il fatto che – laddove occupati – i giovani si trovano a convivere forzatamente con la stipula di contratti che non offrono garanzie nè economiche nè strutturali. Come pensare di metter su famiglia se al 31 dicembre non saprò di che morte morire? Come immaginare l’eventualità di lasciare casa di mamma se gli ottocento euro al mese di cui beneficio finiranno a fine anno, visto che non mi rinnovano un contratto a progetto? Ancora: chi mai accetterà la mia richiesta di accendere un mutuo per l’acquisto di una casa se le garanzie che mi vengono richieste sono a tal punto rigide da escludere a priori la possibilità che una residenza possa anche solo intenderla come obiettivo a medio-lungo periodo?

Fondo giovani coppie, passate da lì prima di andare in banca

Ci sono le banche. Vero. Ma gli istituti di credito, anch’essi avviluppati dalla crisi congiunturale, non sono più riferimento sostanziale: chiedono vagonate di sicurezze, quando va bene  – seppure non serva un contratto a tempo indeterminato – occorre avere un papà lì a disposizione che possa fare da garante, magari piazzando una bella ipoteca sull’appartamento finito di pagare qualche mese prima. Difficile pensare che si possa escludere – almeno una volta nella vita – il ricorso alle banche nè si intende sconsigliarne l’uso, soprattutto perché le opportunità di godere di valide offerte ci sono e non vanno scartate a priori. Resta tuttavia inteso che, prima ancora di buttarsi a capofitto nella stipula di un mutuo con un istituto di credito vale la pena cercare di informarsi rispetto alle agevolazioni – che ci sono sebbene vengano colpevolmente poco sponsorizzate e pubblicizzate dalle stesse Istituzioni – messe su piatto dallo Stato.

Ne è un esempio – tra tutti – il Fondo Giovani Coppie, istituito del Ministero della Gioventù in seguito a una intesa preventiva con Abi, l’associazione delle banche italiane. Si tratta di un Fondo di garanzia di 50 milioni di euro sull’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa dedicato alle giovani coppie di lavoratori in parte precari. Lo ha ribadito – dopo la presentazione di settembre, ed è stata una delle ultime uscite ufficiali nella veste di ministro della Gioventù – Giorgia Meloni alla fine del mese di ottobre, quando si è definito il pacchetto del decreto Sviluppo. Il Fondo giovani coppie è rivolto, nello specifico, a coppie regolarmente coniugate o a nuclei familiari monogenitoriali.

Tra i requisiti, l’età inferiore ai 35 anni e un reddito complessivo ISEE non superiore ai 35mila euro e il fatto che non più del 50% del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF deve derivare da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Lo Stato, incarnato dal ministero, il 50% della quota capitale del mutuo concesso che può arrivare fino a 200 mila euro. Le banche non potranno richiedere garanzie ulteriori oltre l’ipoteca sull’immobile.

Tra le caratteristiche richieste all’immobile, il fatto che deve essere adibito ad abitazione principale; non deve rientrare nelle categorie catastali A1 (abitazioni signorili), A8 (ville) e A9 (castelli, palazzi); non deve avere una superficie superior e a 90 metri quadrati; non deve avere le caratteristiche di lusso indicate nel decreto del Ministero dei lavori pubblici in data 2 agosto 1969.

L’invito è quello di dare una lettura attenta alle indicazioni riportate dal sito creato ad hoc, il consiglio è di tenere le antenne vigili rispetto alle iniziative – che potrebbero implementare o alterare quelle assunte in precedenza – del nuovo Esecutivo Monti (che ce la fa, ce la fa. Oddio, ce la fa????).


Commenti (4)

  1. ridocolo, inconcepibile….cornuto e mazziato: 36 anni e precario da 12; prima non mi davano il lavoro fisso…mi dicevano “aspetta”…e ora non mi danno il mutuo perchè ho aspettato troppo….maledetti….che vi cada un’autocisterna sul groppone!!!

  2. ma io non capisco dempre queste giovani coppie io sono sposata da tredici anni e non riesco a comprarmi una casa ALLORA….???? MA NON MI PREMIATE CHE A DIFFERENZA DELLE GIOVANI COPPIE NON SONO SEPARATE……..ohhhh vero viviamo nel paese di pulcinella…!!!

I commenti sono disabilitati.